Ho conosciuto Luanda al Pertini, in prima superiore. Una creatura strana, sembrava allora, abbastanza sulle sue, forse un po' altezzosa, non andavamo molto d'accordo. Poi, non ricordo come né perché, ci siamo avvicinate. Quando se n'è andata dal Pertini abbiamo iniziato a vederci praticamente tutti i pomeriggi:
facevamo delle vasche immense in via XX e finivamo sempre col sederci in piazza della Vittoria per spettegolare e guardare quelli che noi definivamo "skaters fighi". Tre sono i ricordi di Luanda che più ho impressi nella mente:
1) quei calici di cristallo col collo riempito di diamantini Swarovsky che lei amava guardare, ammirare. Un giorno mi disse "Gre, questi saranno i bicchieri che useremo io e mio marito al matrimonio".
2) la prima volta che venne a casa mia, a cena. Nonostante le avessi categoricamente vietato di portare qualcosa, lei si presentò con un barattolo di salsa di pomodoro fatta in casa... COCCIUTA come sempre!
3) il decorso della malattia. All'inizio mi disse "Gre, ho questi tagli sulle mani e sui piedi, i dottori non capiscono cosa sia". Poi, quando mi disse della leucemia, fu difficile per me mostrare tristezza o preoccupazione, perché me l'annunciò come se mi stesse informando di qualcosa di divertente. Tipico, eh?
Luanda era questo: voleva viaggiare, vedere il mondo, ma aveva anche sogni di adolescente.
"Gre" mi disse una volta, sull'autobus, "te lo immagini quando sarò adulta? Sarò sposata con un bell'uomo che mi porterà in vacanza in Provenza, e viaggerò in una decapottabile con gli occhiali da sole e il foulard in testa". Dopo la malattia questi sogni sono probabilmente cambiati, ma a me piace ricordarla così: felice, solare, tagliente come solo lei sapeva essere (oh, sì, quando voleva poteva diventare davvero acida :p), energica e bella di quella bellezza che nemmeno la leucemia ha saputo portarle via. Insomma, una persona vera e genuina, una di quelle che quando ci pensi non può che spuntarti un sorriso sulle labbra, una di quelle che sanno vedere il bello del mondo e affrontano le brutture con le unghie e con i denti. In fondo, io glielo dicevo sempre: "Lu, sei una grande testa di cazzo". E lei mi rispondeva che sì, e ne era orgogliosa, perché se non sei testardo e determinato questo mondo finisce per mangiarti.
E ora voglio dire questo, a Luanda: LU, SEI STATA UNA GRANDE TESTA DI CAZZO FINO ALLA FINE. E NON POSSO CHE AMMIRARTI PER QUESTO.

Gre (alias "la tua Panterona").